Addio a Salvatore Schillaci: la Sicilia piange il suo eroe di Italia ’90

Schillaci, uno degli emblemi di Italia ’90 (credits: Wikipedia)

PALERMO – Salvatore Schillaci non ce l’ha fatta. Totò, una delle leggende di quell’estate tutta nostrana di Italia ’90, ha perso definitivamente la sua partita più importante. A soli 59 anni. Non è stato proprio un fulmine a ciel sereno, piuttosto il concretizzarsi di un brutto presagio che aleggiava già da un po’. Purtroppo. Soprattutto in seguito al ricovero dello scorso 7 settembre nel reparto di pneumologia dell’Ospedale Civico di Palermo, reso necessario dalla recidiva che lo aveva colpito. Quel maledetto tumore al colon, diagnosticato agli inizi del 2022, per cui aveva dovuto sottoporsi a diversi interventi chirurgici e cicli di chemioterapia, sembrava essere stato sconfitto. E invece no.

Alle 9:55 del 18 settembre 2024, lo sguardo così iconico di Schillaci, caratterizzato da due occhi che si sgranavano quando festeggiava un gol, si è spento per sempre. Lui, che nella vita l’aveva spuntata, diventando un simbolo di speranza per tanti giovani nati e cresciuti in una terra dalle mille contraddizioni, della quale aveva mostrato un altro volto possibile. La stessa Sicilia che ora deve piangere uno dei suoi figli più illustri. “Cu nesci, arrinesci”, si dice da queste parti per esortare chi vuole realizzarsi ad andare via dall’isola. E Totò sì, era riuscito, sfondando nel calcio dopo aver abbandonato gli studi in seconda media e svolto vari lavori: panettiere, gommista, ambulante, fruttivendolo, addetto alle consegne di vino.

Messina, la tappa che cambiò per sempre la vita di Schillaci

Schillaci ai tempi del Messina (credits: Wikipedia)

Nato prematuro di sette mesi, proveniente da un’infanzia povera in cui i nonni lo scaldavano con bottiglie d’acqua calda, e formatosi in una realtà costituita da case popolari come quelle del CEP di Palermo, il Centro di Espansione Periferica, Salvatore Schillaci era stato in grado di emergere. Dall’AMAT Palermo, la selezione dell’azienda municipalizzata per il trasporto pubblico panormita, era arrivato all’apice del calcio italiano, lasciando il segno nella Juventus, nell’Inter, in Giappone con lo Júbilo Iwata e, ovviamente, nella nazionale azzurra. I famosi mondiali del 1990 li concluse firmando sei reti, da capocannoniere.

Il tutto passando da Messina. Perché fu proprio dalla squadra della città dello Stretto che giunse la chiamata della svolta. Laddove, grazie alle intuizioni e agli insegnamenti di maestri del calibro di di Franco Scoglio e Zdeněk Zeman, avvenne la consacrazione. Sette anni memorabili in giallorosso, come sanno bene i tifosi, che lo videro contribuire alla scalata del Messina dalla Serie C2 alla Serie B. Ricordandolo anche per altri traguardi significativi. Oltre a essere stato capocannoniere nella stagione tra i cadetti, è il secondo giocatore con il maggior numero di presenze in campionato nella storia del club, preceduto soltanto da Angelo Stucchi, e il secondo miglior cannoniere assoluto, dietro Renato Ferretti. In totale, incluse le gare di Coppa Italia, ha disputato 256 partite e segnato 77 gol tra le fila biancoscudate.

L’affetto eterno del suo Palermo, la squadra che non indossò mai

Schillaci e il suo legame con Palermo (credits: Palermo F.C.)

Forse l’unico rimpianto è stato non aver mai indossato la maglia della sua Palermo, che però non ha mai dimenticato, come quando, tornato dall’avventura nipponica, vi aprì una scuola calcio. Un affetto contraccambiato. Il pensiero che la società rosanero gli ha dedicato lo dimostra. Questo è il post apparso sulla pagina Facebook palermitana per annunciare la dipartita di Salvatore Schillaci: “Raro vederti con questi colori addosso, caro Totò. Eppure sei stato e sarai per sempre una bandiera di questa città. Per questo ti abbiamo voluto con noi al Barbera quella sera con le vecchie glorie, nel 2019. E per questo rimarrai sempre con noi, a ricordarci che dobbiamo essere sempre capaci di sognare.”

Proprio allo stadio Renzo Barbera è stata allestita la camera ardente per chiunque voglia rendere omaggio all’eroe delle notti magiche di Italia ’90. Che da ieri così magiche non sono più.

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